"Navi da ricerca europea di prossima generazione: stato attuale ed evoluzione prevedibile" Lo European Marine Board promuove un Position Paper cui ha collaborato anche l’OGS

Cambiamenti climatici, cibo, acqua e salute - gli Oceani sono intrinsecamente collegati a molte delle sfide globali che il mondo deve affrontare. Per adattarci a quanto è in atto e per uno sviluppo sostenibile del nostro Pianeta è necessario sviluppare ulteriormente la nostra comprensione di tali ambienti.

In quest’ottica le navi da ricerca sono un'infrastruttura chiave che consente agli scienziati di raccogliere i dati e condurre le ricerche necessarie per espandere le nostre conoscenze. Le navi da ricerca e le loro attrezzature, tuttavia sono non solo infrastrutture grandi e sofisticate ma sono anche inevitabilmente molto costose. È quindi essenziale avere una chiara panoramica dell'attuale flotta di navi da ricerca e quindi della sua effettiva capacità di supportare le esigenze scientifiche per valutare a livello strategico le esigenze emergenti, in modo che possano essere adottate misure per garantire che la flotta rimanga in grado di fornire tale sostegno. 

 

In questo contesto, l’European Marine Board (EMB), principale think tank europeo nell’ambito delle politiche delle scienze marine, nato con lo scopo di far avanzare la ricerca marina e colmare il divario tra scienza e politica, ha recentemente presentato un nuovo Position Paper denominato "Navi da ricerca europea di prossima generazione: stato attuale ed evoluzione prevedibile", che fornisce una panoramica sullo stato dell’arte dell'attuale flotta europea di navi da ricerca e raccomanda i modi in cui dovrebbe evolversi per soddisfare le future esigenze della comunità scientifica. 

 

La pubblicazione è il risultato di una collaborazione tra la “European Research Vessel Operators” (ERVO), associazione nata tra gli operatori europei delle navi da ricerca per consentire il coordinamento degli operatori di navi da ricerca di piccole e medie dimensioni in Europa, attiva dal 1999, e le 33 organizzazioni afferenti all’EMB, tra cui i principali istituti di ricerca sulla ricerca marina, le agenzie di finanziamento e i consorzi universitari. Dell’EMB fa parte anche l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS, che ha partecipato al Position Paper con i contributi del Direttore della Sezione Infrastrutture di Ricerca, Franco Coren e dei ricercatori Riccardo Codiglia (attuale Vicepresidente di ERVO), Michele Rebesco e Andrea Caburlotto.

 

Alla vigilia della prima campagna antartica della “Laura Bassi”, la nuova rompighiaccio di OGS, la pubblicazione presenta una panoramica della flotta attuale, delle sue capacità e attrezzature e della sua gestione e rileva come sia altamente capace e in grado di fornire un eccellente supporto alla scienza marina europea e alla ricerca scientifica più in generale, con un ruolo da protagonista sulla scena mondiale. Le capacità sono aumentate considerevolmente dal 2007 e le navi hanno tenuto il passo con sviluppi tecnologici frenetici. Tuttavia, con un'aspettativa di vita tipica di una nave da ricerca di 30 anni, la flotta europea sta invecchiando e richiede urgentemente ulteriori investimenti e reinvestimenti per continuare ad essere efficiente e capace come la comunità scientifica si aspetta e richiede, in particolare per le indagini in aree specializzate come le acque profonde e le regioni polari. Si prevede infatti che la domanda di navi complesse e altamente capaci continuerà, e quindi i progetti di navi da ricerca e la flotta navale nel suo insieme dovranno tenere il passo per rimanere funzionali e continuare a giocare un ruolo chiave a livello globale.

 

A livello di navi da ricerca esiste un'enorme varietà di tipi e di progetti in termini di capacità e attrezzature, strutture, che hanno differenti processi di gestione e possibilità di formazione. Sebbene non sia possibile evidenziare un unico approccio da privilegiare, la crescente collaborazione attraverso comunità, accordi, entità legali e progetti finanziati può consentire ora un approccio più strategico nello sviluppo di queste infrastrutture vitali. Tuttavia, permangono alcuni problemi nel consentire un uguale accesso al tempo di utilizzo delle navi da ricerca per tutti i ricercatori in Europa, indipendentemente dal paese e indipendentemente dal fatto che quel paese possieda o meno una nave da ricerca adatta alle sue esigenze scientifiche.

 

“Il Position Paper guarda al futuro, mettendo in evidenza ciò che sarà necessario per garantire che la flotta europea possa continuare a fornire lo stesso alto livello di supporto alla scienza, in particolare in aree specializzate come le acque profonde e le regioni polari – ha affermato Franco Coren, Direttore della Sezione Infrastrutture di Ricerca – La pubblicazione analizza ulteriori dettagli oltre la flotta in sè, considerando la formazione del personale, la gestione delle infrastrutture e il ruolo delle navi da ricerca nel più ampio contesto delle osservazioni oceaniche e del Sistema Europeo di Osservazione degli Oceani (EOOS).

 

Il position paper completo è disponibile qui per il download: “Next generation European research vessel: Current status and foreseeable evolution”.

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